Il Lago di Averno attraverso gli occhi dell’arte

Oggi presenteremo il lago di Averno in una prospettiva inedita. Non una semplice descrizione di ciò che si è ammirato in loco, ma la narrazione della sua bellezza attraverso gli occhi dell’arte. Racconteremo, infatti, i dettagli del lago attraverso l’interpretazione e la trasposizione che ne hanno fatto artisti figurativi del passato, analizzando in modo semplice e basilare le loro tele.

Tra le più belle vi segnaliamo quella di Simone Pomardi che ha dipinto nel 1800 la Vista del Lago di Averno, con le rovine del Tempio di Apollo e Campi Flegrei in lontananza; opera che rientra tra le “gouaches” di sette e ottocento, e custodita a Roma in collezione privata.

Ciò che salta immediatamente agli occhi sono le vivide tonalità di celeste che esaltano il cielo e le acque, incastonate, quest’ultime, in scampoli di terra e rocce ammantate, lì dove la vegetazione cresce impavida, da sottili strati d’erba. Il dipinto, nella sua semplicità, celebra dunque il paesaggio. Gli essere umani sono ritratti come ospiti di passaggio, tratteggiati appena e in numero esiguo, posti in lontananza rispetto ad un piano principale che vede protagonista incontrastato il lago nella sua potente ed evocativa bellezza.
La natura, dunque, regna sovrana sul tempo e sugli uomini, padrona indiscussa di tutto ciò che ci circonda, spietata e magnifica come il più potente dei sovrani.

Ma essa è più dolce e indulgente nel dipinto dell’Averno di Saverio della Gatta, anch’esso ascritto alla categoria delle “gouaches” di sette e ottocento, e come per l’opera precedente, custodito a Roma in collezione privata. Ivi della Gatta mostra maggiore attenzione al dato topografico rispetto al dipinto del Pomardi. Le linee e i contorni che disegnano il medesimo scorcio del lago appaiono più definite e precise. Gli uomini sono posti maggiormente in primo piano e in una veste bucolica. Essi, dunque, non transitano per caso lungo le linee della natura, ma la vivono e la sfruttano, traendone sostegno e benessere. Lo strumento per lavorare la terra imbracciato dal contadino in evidenza ne è un chiaro segno.

Ma in quale angolo del Lago di Averno ci troviamo esattamente?

Come già riferito, le due opere hanno in comune la categoria e il peridio storico di composizione ma, soprattutto, il paesaggio. E’ molto probabile che lo scorcio ritragga la via Domiziana oppure l’arteria che diramandosi dalla Appia, nei pressi di Sinuessa, portava a Cuma e da lì a Baia e Miseno. Oppure, seguendo l’altro percorso passando per Arco Felice, si arrivava alla città di Pozzuoli.

Al di là della localizzazione dei due disegni, appare comunque evidente che entrambi gli artisti, in ciascuna interpretazione, abbiano voluto immortalare la bellezza evanescente dell’Averno evocandone la palpabile solennità, oggi più che mai viva ad imperitura memoria dell’esistenza di due mondi, quello dei vivi e quello dei morti che proprio qui, al Lago di Averno, si congiungono attraverso il grande portale degli dei.

Simone Pomardi – Il Lago di Averno

Simone Pomardi - Il Lago di Averno

Saverio della Gatta – Il Lago di Averno

Saverio della Gatta - Il Lago di Averno

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